VENERDì 1 NOVEMBRE – ORE 21.00
Viaggio nelle Alpi – Storie di uomini, animali e montagne
Un monologo di e con Marco Albino Ferrari
Musiche dal vivo di Alberto Turra
Le Alpi come non sono mai state raccontate. In un susseguirsi di incontri inattesi: uomini, donne, animali, avventure e fatti apparentemente lontani tra loro, eppure legati da un filo invisibile che tutto tiene. Un viaggio nel tempo e nello spazio.
Di cosa si tratta
È un monologo in un atto scritto e condotto da Marco Albino Ferrari. La regia a cura di Elastica si avvale del contributo di immagini, video, suoni, musiche, istallazioni sceniche. Durata: 75 minuti.
Il soggetto
È il racconto di un viaggio nel tempo e nello spazio che punta a illustrare come le montagne e in particolare le Alpi esistano – oltre al loro dato materiale – anche nella proiezione del nostro immaginario. Le Alpi sono state anche “inventate”. E oggi, oltre alle località da dépliant, oltre la montagna da cartolina, si estende un mondo semi abbandonato, dopo lo spopolamento degli anni Sessanta e Settanta. È un mondo denso di storie, di meraviglie eclissate e ormai destinate a sparire nell’oblio.
Come si sviluppa
Il racconto procede attraverso varie epoche, e si concentra sulle fasi più significative che hanno segnato altrettante svolte nella storia moderna delle Alpi. Soffermandosi solo di passaggio sul piano teorico e interpretativo, il filo della narrazione approfondisce soprattutto specifici episodi e personaggi che diventano rivelatori di significati: uomini, donne, animali, fatti allusivi collegati tra loro da una catena di nessi e associazioni.
Temi principali
La storia dell’alpinismo. La nascita del Cai, e il suo ruolo di custode della cultura alpina. Il mondo dei montanari, e le variazioni demografiche che hanno portato le Alpi a diventare la “fabbrica di uomini” (Braudel) con le conseguenti migrazioni forzate, stagionali o definitive. Il contemporaneo processo di inselvatichimento delle Alpi, il ritorno della foresta e dei grandi predatori.
Sotto-storie e protagonisti
Horace-Bénédict de Saussure e il suo viaggio di scoperta intorno al Monte Rosa nel 1789, proprio nei giorni della Rivoluzione: lui e il suo seguito, ignari di ciò che sta accadendo, si perdono in osservazioni scientifiche e etnografiche mai realizzate prima, inaugurando anche loro una visione tutta nuova e “rivoluzionaria” delle terre alte. Al ritorno De Saussure sarà accolto da un mondo nuovo. Storie sconosciute, avventure arricchite di immagini e suoni guidano lo spettatore in un fluire continuo fino a Maria Canova, una delle molte balie da latte delle Dolomiti, e “seconda madre” del futuro regista Luchino Visconti. Altri raccordi, digressioni e innesti narrativi trasportano all’incredibile e paradigmatica vicenda dell’orso Dino, che ha messo in luce nel 2009-‘10 le contraddizioni di un mondo ormai ritornato selvatico. Un mondo vicino a noi, ma che non riusciamo a capire.
Quale il senso
Sono storie apparentemente esclusive e precipue della montagna, ma solo apparentemente. Se lette in filigrana queste storie diventano esempi indicativi di come pianura e montagna siano tra loro interconnesse, di come entrambi i due mondi siano reciprocamente interdipendenti. La montagna parla a noi uomini della pianura e ci “insegna”: abbiamo osservato le strutture delle montagne per ipotizzare l’origine della Terra; studiamo i ghiacciai per valutare il riscaldamento climatico e decidere quali politiche ambientali e quali comportamenti tenere in città; abbiamo studiato i comportamenti di comunità isolate traendone materia per nuove teorie antropologiche generali (possibilismo, determinismo ambientale) applicabili in altri contesti. La montagna, nell’incessante nesso tra l’uno e il tutto, può svelare molto più di se stessa.